L'ARTE E LA "VERIFICA TRASCENDENTALE"

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Poeta, pittore e critico, ha partecipato a molte manifestazioni artistiche internazionali. La sua capacità di giudizio e la sua forza espressiva hanno una carica straordinaria e si congiungono ad una vocazione all'analisi estetica quanto mai lucida e penetrante. In un tempo di estrema decadenza e di crisi della cultura e dell'arte, della letteratura e dell'uomo, egli valuta e coglie, senza tentennamenti e con gli strumenti di alto livello che gli sono propri, la luce e l'ispirazione artistica che attraversano determinati autori e le loro rispettive opere. Ha scritto molti volumi ancora inediti ed ha pubblicato: "L'arte e la verifica trascendentale","Per un'arte della verifica trascendentale", "La poesia di Pietro Terminelli", "La verifica nell'arte figurativa contemporanea ed altri saggi" e "Saggi sulla poesia di Maria Grazia Lenisa".

Brano critico

"Insomma la competenza e la forza espressiva di Andrea Bonanno sono notevoli, per cui egli affronta i suoi temi e smaschera la menzogna della pseudocultura e della pseudoarte con un linguaggio insistente ed icastico, ricco ed avvincente. Egli é una personalità culturale e un punto di riferimento necessario ed ineliminabile ai fini della valorizzazione delle vere creazioni artistiche e della individuazione netta e senza veli di quei "punti morti" in cui regna il vuoto dell'arte e la sua più abietta mistificazione".   Giulio Palumbo

 

Nell'ambito  della critica  letteraria, sua é  la nuova  ipotesi esegetica della "verifica  trascendentale" per  la  lettura critica  di  opere  letterarie  e  pittoriche, intesa quale  via  metodologica riflessivo-verificale per  la  ricerca  e  la  fondazione di un'unitarietà psicologica  e  trascendentale  (sovrapersonale) dell'anima  dell'uomo. Infatti, nella  premessa di  un  volume  ancora  inedito dal  titolo "Van Gogh e  la  pittura  verificale", l'autore  scrive: "... le  molte  letture  fatte  sulla  biografia e  l'opera  pittorica di Van Gogh ci  hanno  convinto che  una  siffatta  interpretazione critica, secondo  le  formulazioni di  fondo  della  nostra  ipotesi, non  solo  era  possibile, ma  oltremodo calzante in quanto  capace  di  aprire la  problematica  generale dei  significati della  sua  opera  pittorica ad  un  più  chiaro  intendimento e ad una  maggiore e  lucida precisazione  poetica. La  nuova  inquadratura  critica che  ne  deriva invero  raccoglie delle  sollecitazioni esegetiche avvertite da  altri  studiosi, ma non approfondite e  sviluppate in maniera  persuasiva. (...) E'  indubbio  che  l'applicazione della  nostra  ipotesi  critica all'opera  pittorica di  Van Gogh, secondo  cui  l'artista  ha  impiegato il  suo  far  pittura secondo una  metodologia e  accezione  verificale per  la  ricognizione della  sua identità continuamente  minacciata in senso  soggettivo e  sovrapersonale, ha  consentito  di  svelare molti  aspetti che  ancora  restavano sconosciuti e, nel  contempo, di  pervenire a  molte  acquisizioni culturali  e  poetiche che  ancora  restavano immerse  in una  zona  d'ombra.".

Ha fatto parte della redazione della rivista " L'Involucro" dal novembre 1994 fino al luglio del 1997, anno della morte del direttore Terminelli, che ha segnato pure la fine della storica rivista letteraria, pubblicando il commento alle 21 liriche de "Lo schiaccianoci" dello stesso.

Ha, inoltre, curato la postfazione al libro di poesie "L'Acquario ardente" di Maria Grazia Lenisa, con presentazione di Giorgio Barberi Squarotti, al libro di Sesto Benedetto "Malinconia di pietra", Ediz. Bastogi, Foggia, 1999 e la prefazione al libro di Leonardo Selvaggi "Poesie nella tempesta" e a tanti altri.

Ha in preparazione la pubblicazione di un volume su Van Gogh.

 

 

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abbel03.gif (1541 byte)   SCRITTI DI CRITICA SULLA "VERIFICA TRASCENDENTALE"  DI ANDREA BONANNO :

 

UN  NUOVO  METODO  DI   ANALISI  CRITICA  ED  ESTETOLOGICA

                                           di     Maria   Grazia   LENISA

Un'indagine serrata ed originale caratterizza  il  saggio  di Andrea  Bonanno, configurando nel  riferimento a   vari  autori (Pirandello, Pavese, D'Arrigo, Morselli, Malerba, Kundera) la grande  adattabilità  del  suo  metodo. C'é  innanzitutto  da  mettersi  d'accordo sul significato di   verifica  i cui  strumenti  - come si sa  -  risultano  innumerevoli e   atti a  raggiungere il  traguardo  finale che é  la  prova. In sostanza, fuori  dalla verifica dei  fatti, una estetica é  la  verifica  del  mondo artistico, delle  sue  possibilità. L'aggettivo  << trascendentale>>  viene  posto  come qualificazione della  conoscenza anche  empirica fuori  dalla  contraddizione  kantiana che  nella Critica della  ragion  pura  chiamava  trascendentale anche  ciò che è  indipendente dalla  esperienza. Andrea  Bonanno scrive  di memoria culturale  oggettiva, proiettata dall'io  trascendentale  nell'immaginario. Quest'io non è  l'ego puro  di  Husserl o  l'io  fichtiano o  quello assoluto di Gentile, ma  il  punto  di avvio della  verifica stessa. Ci  sono infiniti rapporti tra  l'io  trascendentale e  gli innumerevoli volti  dell'io empirico. L'io bonanniano dà  luogo agli sdoppiamenti del sé oggettivo  e  culturalizzato e  attraverso  questo tipo  di  verifica viene  a  delinearsi l'uscita  dal  labirinto, sfidandolo e  scrittori  come  Morselli, Manganelli, Saviane, Kundera , esprimono,secondo  l'autore, una via  di  verifica che  collima con  la  sua  trascendentale: << cogliere  l'io  nel  suo codice  esistenziale>>. La  poesia  ha  la  forza di  indagare e  scoprire  i  caratteri sia  apparenti che  essenziali, derlianamente fondando  il  duraturo.

L'uomo  è  come  posto davanti ad uno  specchio in  cui viene proiettato il suo  doppio dalla  sua << memoria culturale sovrapersonale>>. L'io trascendentale impersonale  con  la  sua  caratteristica soggettiva (di  vari  soggetti)  e  sovrapersonale  si  commisura  alla  memoria  culturale. Non si  tratta  di ideologie  aprioristiche, ma  della  volontà di  scalzare  le  sovrastrutture. L' epoché  husserliana che  pone  la  contemplazione (mettendo  tra  parentesi il  mondo)  diviene  con  Bonanno  anche  attiva  nei  confronti del  mondo: c'è  il  contemplare e  c'è  l'attività di  proiezione  continua  nell'immaginario.Siamo  in una  dialettica vorticosa:  l'epoché  della  verifica  trascendentale  in  cui vi  è  il  continuo  rapporto  col  reale, ma nello  stesso    tempo  il  reale  agisce  come  seme  nel  regno   dell'invenzione, originando un'alterità che non  può  essere   considerata  frutto  di  alienazione. Il  mondo  dell'arte è  così  verificabile nel  rapporto  mosso, dinamico  dell'io  che  si  raddoppia, si  triplica  e  corre  la  sua  corsa  esaltante  nel  tempo che  non  è  quello  storico, ma  l'epoché dell'arte, anche  se  il  riferimento  storico  non è escluso. Bonanno  oppone  il  suo  no  alla  cultura  nichilista: l'arte  è  strumento di  conoscenza  e  di  analisi  dell'io, tramite  il  suo  <<doppio>>, inteso come  memoria  culturale  sovrapersonale. E'  una  posizione  nuova  e interessante, non  di  parte. Finalmente  il  superamento della  << scuola  critica>>  diventa  un  fatto  e  la  pluralità degli strumenti  - direi  quasi  ermeneutici -  non  origina  un lavoro  dispersivo, ma  viene  correttamente  inteso  come  processo  conoscitivo  <<... l'arte  è  chiamata a cercare di

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 erigere  il  ritratto  dell'essenza  dell'uomo...>>. Degno  di  grande  interesse  è  il  concetto  di  <<conscio  culturale>>  e  non  è  da  parte  del  filosofo  un  puro  e  semplice  tributo  alla  psicanalisi, non  si  tratta  di  qualcosa  di  profondo  da  portare  alla luce, ma  essenzialmente  di  ciò  che  è  già  per  sua  natura in luce  e  che  tuttavia  bisogna  esaminare  obbiettivamente, rispettandone  le  caratteristiche   tramite  la  verifica  trascendentale  (secondo  la  definizione  data: << attività  proiettante  che  si trascende  nei confronti  di  ciò che  postula  e distacca  da  sé>>). Trascendentale non come trascendente in  ogni  caso!  Con  fine  delicatezza  speculativa  Andrea  Bonanno  esamina, per  citare un autore, fra  gli  altri, Pirandello, la  sua  scrittura  come applicazione  del  metodo  verificabile. In  risposta  alla  crisi  profonda  dell'uomo, derivata  dal  suo sentirsi  ed  essere  inadeguata, dal  ritrovarsi  inappagato  nel  suo  bisogno  di  risposte  assolute,Pirandello  gioca  la  sua  carta  lacerante  di  una  partita  difficilissima  con  la  verità  non  dell' uomo  ma  dei  personaggi.Il  risultato  del metodo  verificabile, implacabilmente  seguito  dall'artista  siciliano, sarà  anch'esso  trascendentale, in  quanto <<possibilità di  essere>>.Ci  troviamo  dinnanzi  a  un  saggio  che merita  la  più  ampia attenzione  della  critica  specialistica, ma che si  rivolge  ai  poeti  "sentimentalmente", convocando il  grande  Cesare  Pavese  che  scrive: <<La  legge  dello  spirito è questa:  suscitare  incessantemente  nell'urto  con la  realtà i propri  miti  e  ingegnarsi  di  risolverli, di  farne  poesia  e  teoria...>>.

 

"Nell’attuale sviluppo della comunicazione artistica il connubio dispersivo tra tendenze "sperimentaliste" e oggettivi esiti nichilistici si pone alla coscienza singola e collettiva come dato difficilmente contestabile. La dissociazione tra l’io e la realtà nelle sue infinite articolazioni è il vero elemento strutturale dell’indagine estetica nel corso del XX° secolo. La critica, a parte rare e inascoltate eccezioni, sottoscrive ed alimenta questo stato di cose. Andare "controcorrente" non è facile, e non per oggettive difficoltà sociali (condizionamenti, problemi economici, mancanza di inserimento) ma per il fatto essenziale che l’estraniamento della singola personalità da un’introspezione rigorosa della realtà fenomenica, che sola può sostenere un senso prima vivibile e, poi, eventualmente comunicabile, nell’espressione-esperienza artistica, è giunta pericolosamente quasi a un punto di non ritorno. In questo clima storico, si avvalora l’ipotesi della "Verifica trascendentale", teorizzata da Andrea Bonanno, come contributo critico e metodologico che riconduca l’interpretazione del fatto artistico, e più specificamente dell’opera d’arte, sul piano di una sintesi aperta tra l’ Io interiore e l’incondizionato sviluppo della Natura e della storia nelle sue infinite obiettivazioni. Trascendentale, in questo caso, acquista, inoltre, un nuovo tratto: in quanto come "Summa" delle "caratterizzazioni soggettive-sovrapersonali" è dinamicamente disponibile, creativamente indagatrice e sperimentale ed in ciò annulla ogni ipotesi di suo fondamento metafisico a priori, poiché la trascendenza è fattiva scoperta ed invenzione della propria dimensione di significato esistenziale".

                                                                                                                                                      (Aoristias)

"Il Foscolo non tardivamente,dopo il realismo romantico della funzionalità delle tombe con il suo credo civile, sociale e politico, nasconde la verità della immediatezza della poesia per mezzo della sagoma delle Pimplee che sono la natura della verifica trascendentale, di cui per la prima volta ha intuito il significato A. Bonanno, cioè di quella specificità di credo religioso e poetico che si distacca dalla immediatezza dei fatti primari della poesia, come la credibilità della funzione delle tombe degli uomini illustri, suggeritori di grandi imprese e di libertà del suolo italiano sotto il vessillo e il tallone delle truppe nemiche. Cioè la poesia continua la sua invadenza poetica attraverso i tempi, l’immediatezza del disturbo sonoro quotidiano elevandosi da uno stacco quotidiano per imporre la universalità, la adiacenza verso regioni cui crede l’umana specie dal veicolo dei tanti problemi immediati della quotidianità" (...) "Benedetto Croce con la sua estetica allargò l’estetica idealista, leopardiana, di F. De Sanctis, e nell’io cosmico ebbe "l’intuizione" di una "verifica trascendentale", per i mezzi d’azione da recuperare nel linguaggio di opere e autori immedesimanti della storia della letteratura italiana e europea; ma non andò da lì più in là di un esercizio retorico, adoperando l’affabilità di un linguaggio critico limpido e tenace; venne l’estetica di un Lukacs, che intese nel materialismo e nel ribaltamento del realismo lirico l’intuizione di un progresso materialista dell’azione poetica:siamo nel trionfo dell’estetica materialista-marxista; e qui vagano i falsi contesti di opere e operazioni poetiche e narrative, intraprese nel linguaggio diuturno dell’azione poetica collimante con l’inazione presa a prestito dalla azione contingente di operazioni e opere diseguali, illimitate nel tempo. La verifica trascendentale del ribalto dell’io al tu, o a lei e lui, consegue la sorte di poetica della verifica trascendentale di A. Bonanno, dove l’io empirico e trattato dalle Pimplee, garantisce delle muse classiche che ritengono valevole l’operazione medesima, in atti di trasformazione dell’io in io puro metafisico".

                                                                                                                                             Pietro Terminelli

(Da: "L’itinerario della letteratura", in "L’Involucro" n. 14 del febbraio 1996).

"La ricerca di sé, attuata attraverso una ricognizione psicologica, a volte supportata da una <lente> più specificamente psicanalitica, altre volte intrisa di ironia e individuata nel rapporto con l’altro e con la complessità del vivere sociale, é certo l’impegno primario di chiunque lavora nel campo della poesia, che è attività spirituale, meditabonda e conoscitiva e che finisce per trasformarsi in un viaggio alla ricerca di identità (A. Bonanno parla di <verifica trascendentale>, ovvero di processo ricognitivo dell’autentico sè nella pluralità degli aspetti dell’io: ( vedi "L’arte e la verifica trascendentale", ed. Tracce, 1992).

Si tratta di un viaggio <laico> - tranne che in alcuni percorsi - attento alla fenomenologia della ricerca e a mettere in gioco il rapporto fra essenza ed esistenza, fra apparenza e realtà" .

(da: Daniele Giancane, La poesia in Puglia, ed. Forum/Quinta Generazione, Forlì, 1994).

"Ciò che allieta è la medesimazione di questo incontro di io empirico con l’io trascendente o trascendentale, copia di una copia che non è una copia per un rapporto dell’io originario, del soggetto pensante e agente o con il soggetto come movimento, come copia di un’altra copia, più originale, più attendibile, più compromesso con il dato reale, che sfugge dalla sua funzione esaminatrice (altrimenti si avrebbe un oggetto filosofico pratico) ciò che disturba l’incontro dell’io empirico e la sfaccettatura dell’io poetico del poeta che trascende in una dimensione occupante spazi meno irrisori, più completati, più meno occasionali, ritardo in un mondo di "verifica trascendentale" l’io empirico portatore di mali e di beni, agendo l’ago della bilancia, non si sa quanto, in favore del beneficio dell’ascolto dell’io della "verifica trascendentale", un ascolto sublimante ed estetico, rubato in visibilio dell’occhio pasciuto in altra dimensione, rubando dati sconosciuti per una perfettibile veste di modellazione ben altra. Occorre precisare che l’io empirico è un io rozzo, volgarizzato in un politicente ritrovato di acumi tra privato e pubblico, mentre l’io estetico della verifica trascendentale scorre lungo i binari dell’oggettività solenne, del rimarco dell’oggetto proprio suo nella funzione data da se medesimo, da se stesso, occupante spazi insoliti, volumi di storia e antistoria, di fatti e avvenimenti, in cui l’io empirico si accantona, si elimina, si ottunde, si verifica in un rapporto leggero di sorpasso, di credibilità nella incredula situazione di ramificazione di raggi cosmici. Così l’irruzione, ben altra suggerita dal Croce, coll’intuizione cosmica, trova il suo aprioristico postulato dimostrabile con i riempimenti dell’estetica, dell’oggetto, personale di intendere del poeta, in adempimento di volume e volume della parola, posta a reagire, ad occupare ben altro posto, ben altro scanno, in situazione diversa, con altra faccia, mente e coscienza di dire, e ripetere in azione su azione protuberante e occupante spazi di sodalizi.

L’univocità si aggruma sul "tu, tutu, tu, tu, tu", in cui la contravvertibilità del tema trasmesso del suono de "l’ultima trombettina" si connette trasformandosi nell’accusa sentenziosa del "rombo delle eliche liberatrici degli americani". Un "tu", come atto di accusa al tu "empirico", il suono della trombettina che inequivocabilmente continua a spazzare nell’etere, anch’esso mezzo per metà metafisico, in attesa di comprendere il significato del "tu, tutu, tu, tu, tu" come atto di accusa solenne, impermeabile all’accettazione di un tu morale, eticizzante di "verifica trascendentale".

Ricorre lo stato sociale ambivalente con il suono del " cu-cu, cu-cu!" nel vecchio, ormai che ha perso i due figli e anch’esso il suono, dopo la morte del vecchio si ripercuote a risposta non ottenuta (dal vecchio) perennemente, in intermittenza, nella stanza vuota con il suono "cu-cu!, cu-cu!". Ma non dispiace ancora l’universo tangibile estetizzante dell’occorrente "Umpa,umpa,umpapà", del vecchio perduto lo strumento musicale, rubato dai soliti ignoti ladri di oggetti per racimolare qualche liretta in più per sopravvivere. Una sorte di pazzia s’ingrandisce nella sfera del metafisico, nell’ occhio perlustrante del cammino del vecchio che ripete in un continuum di sfera pertinace di oggettivazione, proveniente da una soggettività frustrata il suono dello "umpa, umpa, umpapà". Siamo nella trilogia del suono cui meravigliosamente ha posto mani e mente Franca Alaimo. Ma i temi del metafisico alias trascendenza del mercato scoperto da Andrea Bonanno sono infinitamente lunghi e pertinaci.

(Pietro Terminelli,"L’albero della poesia e il suo paradosso", in <L’Involucro> n. 13 del novembre 1994).

"... non servono le confuse progettazioni del postmodernismo; non servono le formule logore di vecchi maestri del concettualismo, del minimalismo, dell’iperrealismo, del neo-barocco e altre invenzioni del genere: tutto un mondo "di nani ciarlatani che aprono la bocca più del dovuto" (Fr.-Claire Prodhon).

L’arte non ha bisogno di scandali dovuti a giochi intellettualistici, sbandierati come novità coraggiose alle Biennali di Venezia e in altre mostre che godono un prestigio immeritato. Oggi occorre più che mai spazzar via le tentazioni del "ludismo nevrotico", della "ironia nichilistica", degli "approdi irrazionalistici", se si vogliono restituire all’arte la dignità, il decoro, la bellezza che l’hanno resa grande nei secoli".

                                                                                                                                  Vittoriano Esposito

 



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