Professore d'Arte Onorario della Scuola di Storia dell'Arte "G. Morandi" di Fidenza. Collaboratore di riviste e periodici, è autore di diversi saggi fra cui "Gli spostamenti allegorici, il mito e la verifica trascendentale". Premio del Presidente al Premio "Omaggio a G. Deledda", Roma 1988. Attualmente sta lavorando ad uno studio sull'estetica e la narrativa di L. Pirandello.
Molte sono le esposizioni e i Premi.
Opere:
Ampia, perspicace, varia, nonché altamente investigativa, risulta lesegesi sullarte contemporanea che Andrea Bonanno persegue sulla verifica delle arti figurative del presente, non solo attraverso La verifica nellarte figurativa contemporanea ed altri saggi (2001) ma pure in opere precedenti: Larte e la verifica trascendentale (1992) e Per unarte della verifica trascendentale (1994).
Le intenzioni di indicare speculativamente un nuovo orientamento di estetica artistica ben si delinea nel pensiero di Bonanno che giustamente addita tutti quegli elementi spuri che ritroviamo nella pretestuosità di impossibili salvazioni pseudoestetiche dei vari Argan, Bonito Oliva, Franco Solmi, Gerardo Pedicini, ma anche Pierre Restany ed Harald Szeemann, tutti rappresentanti di una pseudo intellighenzia (con le dovute differenze ovviamente di contributo culturale, specie per un certo Argan!) che da decenni ammorba ed obnubila la ragionevolezza dellespressione artistica voluta pure da un establishment che di fatto vuole ignorare le profonde radici delle conquiste dellingegno umano, perché posti al servizio non della cultura, ma del potere culturale (altamente mercificato e volutamente incapace di proporre autentici valori sociali ed individuali). Segue quindi un vivo dissenso verso i caratteri impropri dellestetica: cioè quegli assunti che di fatto àlterano una visione più autentica del fare artistico perché devianti rispetto allevolversi originario dellispirazione: psicologismo, narcisismo, sociologismo, sogget- tivismo anarcoide, tecnicismo, (mass)mediatico visionismo, kitsch, freudismo, ecc
Emergono violentemente le contraddizioni (aberranti deformazioni) di unarte mistificante che parla un linguaggio presentativo, metonimico, dimostrativo, tautologico, ludico, compulsivo, unarte in(naturale) perché estranea al cammino interiore del creare, perché privilegia i rituali estetizzanti, i messaggi effimeri, gli approdi minimal-nichilistici. Si impone quindi il primato del fatto ispirativo (afflato) su ogni altra variante di progetto qualificante latto creativo, per cui soltanto una qualità sovrasensibile dellio creativo traducibile in capacità di verifica degli assunti estetico-costruttivi (Valéry: fabrication, atto del produrre: poiein) può essere credibile nel percorso di unindagine critica di un io che deve affermarsi come libera individualità di valori artistici. È necessaria quindi una palingenesi culturale che ritrovi le sue radici nelle tesi di Vico-De Sanctis-Croce, quando il filosofo di Pescasseroli, appunto proponeva nella sua Estetica (1902) una nuova concezione dellarte come intuizione pura, momento aurorale (iniziale) della vita spirituale, indipendente dalla filosofia e dalla moralità; e ciò lo ribadiva nella Critica (1903), parlando della poesia, come arte appunto e quindi forma autonoma della vita dello spirito attribuendo ad essa una sostanza che è intuizione ed espressione, unità d immagine e di suono.
Lodevole è la ricerca di Andrea Bonanno che analizza le più assortite e neodecadenti o antitetiche proposte che si affacciano sullorizzonte artistico compresa lattuale Biennale veneziana che evidentemente non è che un prodotto esponenziale delle precedenti e che mette vistosamente in luce la crisi involutiva del fatto artistico. Infatti alla base di tale involuzione emerge un grave errore di valenza estetica: non soltanto limmanenza del contingente socio-filosofico come elemento spurio, ma pure ritenere che larte sia soltanto una fase iniziale, senza un suo compimento finale (la questione dello stile, dunque, ovvero in senso più ristretto la vexata quaestio formae). Nella Critica, il Croce parla del valore attivo della contemplazione (non certamente quella estetizzante dei decadenti!; e devo ricordare un corsivo illuminante: contemplattivo usato da Maria Grazia Lenisa a proposito della prefazione alla mia silloge poetica Mito damore e di gioia della forma e della bellezza. Seguendo tali considerazioni è bene ricordare che il poeta Gottfried Benn sosteneva che il fatto artistico fosse una volontà stilistica e formale che ha una sua propria verità superiore alla verità dei contenuti (espressione di Hugo Friedrich da Benn), Poiché solo nella sfera della forma luomo diventa riconoscibile: un principio molto latino, riprende il Friedrich.
Sostanzialmente non importa quale sia loggetto del tradurre in atto artistico, ciò che conta invece è che lio creativo (soggetto) non sia subordinato a qualsivoglia contaminazione che possa quindi limitare e travolgere la tensione intuitiva. Evidentemente non si vive fuori dalla realtà del presente, ma questa è soltanto loggetto su cui deve agire lo spirito. Ecco quindi che lo spirito diviene laltro da sé rispetto al reale, la via cioè delle forme artistiche: È proprio dellanima il logos, la parola che accresce se stessa (Eràclito), ed ancora, Baudelaire ha spesso sostenuto il concetto di salvazione mediante forme. Ma la cultura dellOccidente ancora piuttosto compromessa dal vetero marxismo e dal nichilismo stenta tuttora a recuperare consapevolmente lenergia ontologica dello spirito per cui, oggi si deve rivendicare il ruolo dellartista come poietès, (il creatore) ed una speranza pure viene dal pensiero di Albert Einstein : Mi basta sentire il mistero delleternità della vita, avere la coscienza e lintuizione di ciò che è, lottare attivamente per afferrare una particella, anche piccolissima, dellintelligenza che si manifesta nella natura, dove ovviamente per natura si intende pure luomo, il suo esserci (Da-sein) fisico, spirituale, cosmico e dove la funzione dellintuire è ben messa in evidenza, sia pure come pensiero scientifico.
Pure risulta evidente che unarte intesa come espressione creativa presupponga un raggiungimento di comunicazione stilistica come momento privilegiato della singolarità artistica definita nei suoi vari elementi: immaginativi, semantici, cromatici, sonori in tal senso può essere percepita lenunciazione del fondatore dellontologia ermeneutica, Georg Hans Gadamer: Chi ha linguaggio ha il mondo; oppure, in senso più circostanziato, laffermazione del caposcuola della semiotica letteraria russa, Jurij Michailovic Lotman: Ogni opera innovatrice viene costruita con materiale tradizionale, obbligandoci in tal modo a rivedere il cosiddetto concetto di nuovo. E una verifica dellarte, che implica le modalità della valutazione e quindi del giudizio, può indiret-tamente riconsiderare anche lopera artistica già consegnata alla storia: per esempio, si salvarono infatti gli Impressionisti (nonostante i clamorosi rifiuti!) perché la loro novità non stava nel contingente storicistico, bensì nelle tesi della ricerca estetica. E così pure la Testa di Medusa del Caravaggio, non tanto interessa in sé e per sé, quanto oltre se medesima, soltanto cioè per quellenergia alchemica che la trascende, affidando così tale valore oltre i secoli.
Pubblicato su: Punto di Vista nr.35/2003. Literary © 1997-2007 - Libraria Padovana Editrice , Padova.
Lopera di Andrea Bonamio si offre come rappresentazione drammatica di incoercibili urgenze esistenziali nel segno di una testimonianza e rivelazione dellinteriorità dell uomo calato in un contesto estraneo quale è quello del mondo contemporaneo. Attraverso complesse costruzioni simboliche realizzate con immagini incisive fortemente caratterizzate come significanti allusivi o emblematici senza mai varcare però la soglia dellesplicita allegoria, le sue figure si accampano sulla tela così come si sovrappongono nella coscienza e individuano una profonda e spesso dolente riflessione su categorie universali (natura, amore, oppressione, violenza, comunicazione) portate alla luce per un bisogno imperioso di ritrovare un ambiente a misura di sé e di ridare un senso a tutto ciò che ci circonda.
II solo modo di restituire al mondo luomo intero è quello di farlo uscire dal suo continuo aspetto di essere un pubblico fantasma. Ma il vecchio Caino è alla caccia del suo alter ego rivelando stili e qualità di ferocia eccezionali. E ogni volta che si distrae da se stesso toma ad attingere alla sua storia barbara con reazioni multiple, pronto a sfruttare indefinitamente la sua orrifica volontà. Dentro alcune di codeste leggi, assurdità, sfide (culturali), progetti di civilizzazione, si misura la registrazione pittorica e concettuale (e ormai la non impropria esperienza) di Andrea Bonanno, siciliano dellesodo.
Le sue figure schizomorfe, senza anatomia, e costruite per accumulo sensoriale di forme, contiguità vascolari, strutture frastiche di connessioni magmatiche, rivelano un processo combinatorio e corretto che diviene cifra dell homo tecnicologicus, inscritto secondo i valori di massa e la stessa teorizzazione di quel vissuto tragico che corrisponde assai maledettamente al cosmo contemporaneo, dal quale non è ormai facile riscattarsi (o rovescia limmagine possibile della sua integrità oggettiva. Nella sfera di queste riflessioni luomo diventa entità surreale, postuma, psicoeroica; esce dalla natura (e dalla pubblica e gremita violenza) per ritrovarsi in un al di qua traumatico, fisiologicamente assurdo: modello culminante e riflesso di una propria posterità ambigua, diafana, somaticamente diversa dal suo stesso possibile cadavere, e forse dinamico e delirante oggetto superfluo, sempre più approssimativo, e sempre più de-qualificante (o quasi statico).
La sintassi dellinconscio si predispone ad una cristallizzazione mimetica del corpo/uomo, esce da unempiria conflittuale per riportarsi in unambientazione asfìttica, neutra, retrospettiva della superficie dipinta e, indubbiamente, in quella mentale ripercorsa dal suo spettro sociologicamente estinto, e pur sopravvivente nel clamore del suo spettacolo innaturale. La poeticità ha qui cessato di coesistere alla disponibilità del naturalismo, dellidillio, delle concomitanti conferme visuali, che rimettono in causa i metodi spuri del postimpressionismo, e quelli di una surrealtà fine a se stessa; riprende modo per costituirsi in categoria disattiva, barocca, e dramatis personae con contenuti rinnovati, astrattivi, e perfino extra-estetici.
Per Andrea Bonanno conta molto la realtà secondo unoperazione apocalittica, che manca di energia morale, ne assiste i movimenti, il clima difficile, la caratterizzazione totale della fine. Tale ordine perseguito con abbastanza tensione e paura dalla stessa letteratura doggi, che produce quellaltrove del mondo il quale coinvolge la pragmatia e la trascendenza del referente interiore, lillimitabilità ideologica e la medesima angosciosa ira. Proprio dentro questo deserto (metamorfico, nichilistico, disattraente ma non deformato, lartista abita una suggestione malinconica, la solitudine nemica, le doppie e triple perplessità sia dei torbidi romanticismi contemporanei, sia delle manie del progresso, nella cui lettura la metafora è soprattutto un dissidio emotivo riportato dalla collettiva esistenza. Nel breviario della crisi, Ìn cui è facile morire e diventare corpo intricato, inesorcizzabile, o prefigurazione storica di tutto il rapporto esistenziale che i temi perpetuano nella poetica dellartista, in apparenza richiamo soltanto straniero alla posizione comune come persone, esseri illusi e testimoni di unepoca parodistica, sempre in fuga, la simbologia consuma un trasalimento tecnico di immaginazione, unebbrezza di psico-favola da Dopotutto; ma Bonanno lo fa con un linguaggio ripetibile, allitterante, deterritorializzato, in cui non solo la bellezza non esiste, ma lio morfologico trasferisce tutto in una dimensione allarmante, automatica, senza riti ne miti propiziatori della memoria che fu, e che sviluppa lo schema e, piuttosto, la mappa del disincanto, con uninterferenza angosciosa, con un senso di assiduo tramonto, e attraverso gli allucinanti climi di una realtà (una radura) allucinata.
Lapparente quiete del suo cosmo, le bruciature dei rimorsi, larchitettura del limite infinitesimale, (e questo gioco secco di Oltre), riammettono al sistema creativo attuale il genere di diagramma grafico/emotivo, più vicino al nostro Occidente aggrovigliato e spoglio, che alla sorpresa e mobile iconografìa del surrealismo organico; enuclea e aggiunge efficacemente uno storicizzabile e utopistico neo-idealismo.
Così Bonanno unifica il valore contestativo della prassi del nostro tempo al diffuso filosofismo esistenziale, pan-dialettico, permanente, attraverso unesemplificazione categorica del riscontro figurale (e neo-figurativo), senza falsi prodigi, plastificando unanatomia descritta visceralmente, in un paesaggio morto e liberamente espresso per la riflessione della pittura e della verità.
In ogni caso, codesto tipo di equilìbrio grottesco (senza funerali, nè esecuzioni dopera), intrasferibile e nudo, epidermico e intriso di indolori verruche materiche, non è neanche privo di segni inquietanti, tattili, in cui le proiezioni delluniverso morfologico e atomizzato sono rifondate con una cognizione percettiva e archetipica sempre in cerca di un eden perduto. E certo qualcosa di profetico è mediato da codesta sorprendente sofferenza somatica di corpi, non/volti, àmbiti prudentemente ri/elaborati.
Presenze/assenze non labili sono cospicuamente pretestuose, ovviamente insinuano un loro congelante e a-posteriori messaggio, distinto e quasi decisamente inerte, o ben solidificato.
Le referenze di Bonanno vengono tutte alla luce e si è indotti a (ri)considerare questo, diverso, aspetto di una specie di nuova figurazione che pure ha sapore di post-modemo per quel costruire immagini che sono nello stesso tempo immagmi e disimmagini,forme e non forme.La sua pittura, pur confrontandosi in termini estetici con molte correnti attuali e meno attuali, dal surreale alla novafigurazione e con molti ismi del presente e del recente passato, non ha tuttavia rapporti concreti con essi e con esse per una sorta di novitas formale che è quel delirare in proprio su una sintassi tutta viscerale, corporale;
composizione cioè di lacerti apparentemente desunti da cavità addominali o da materia cerebrale ma che sono, invece, media espressi vi, emoti vi e filosofici, inorganici (del pensiero e non della carne).
Una natura naturata e più ancora una non natura, testunonianza del metamorfico entrato dentro lesistente delluomo e il suo stesso destino. Eppure.in mezzo a tanta lugubre inidoneità esistenziale, il tentativo di (ri)comporre lunità: luomo-natura è sin troppo evidente in quel voler razionalizzare dentro schemi e grate geometrizzate sia il paesaggio che il suo etemo fruitore. Lartista sente, a mio avviso, quasi lurgenza di un tale appello e il movimento verso il disfacimento e verso la ricostruzione dellorganico sono quasi contemporanei. Un a pittura in definitiva che merita molta attenzione e che non ha ancora detto tutto di sé.
Vinicio SAVIANTONI
Mr. Andrea Bonanno is an italian Artist, he
is well known in Italy as well in other european countries.He has been awarded many prizes
for bis top class art qualities
Lopera di Andrea Bonanno spazia dalla pittura allo letteratura, senza escludere, in entrambi i casi, anche lattività artistica. Tutto questo non può che dare allo sua produzione pittorica uno profondità ed una consapevolezza di sé che non può non far pensare alle migliori tendenze del post-moderno. La sua produzione dunque si propone come qualcosa di interessante per la capacità dellartista di raccogliere gli stimoli migliori e rielaborarli ne! crogiolo in perenne fermento della sua interiorità. Ne scaturisce così un tipo di arte che non è più figurativa eppure non sì spinge fino a varcare il soglio dellallegorìa, che si contraddistingue sempre. Il Bonanno infatti riesce ad estrarre dalla propria coscienza le figure e a riproporle nella loro complessa interezza. La sua riflessione ìntellettuale, ma mai avulsa dalle più vere e profonde esigenze delluomo, sorge sulla tela, racchiusa in ordinatrici forme geometriche. La dimensione individuale non si inaridisce
nellindividualismo, ma diventa emblema universale arricchita comè dalla forza tipica delluomo, la forza della ragione. Le immagini che crea Andrea Bonanno riescono a rimanere sospese in quel terreno, quasi impraticabile, che sta a metà fra il disfacimento delia forma ne! puro cromatismo geometrico e la pittura figurativa. Un terreno che egli sa non solo esplorare, ma anche praticare in tutte le sue variabili possibilità.
Luminosi paesaggi, montagne e distese, solchi e sentieri possono essere le prime impressioni visive; poi gli spazi si aprono e prendono forma in una prospettiva che porta ad una linea di orizzonte, dove sorgono i segni indelebili della civiltà, fredda e opprimente; e ecco che i pensieri e le ossessioni si concretizzano in un clima profondamente verificale, seppure dato con movenze surrealiste.
Un invito quello di Andrea Bonanno a ricercare nuovi valori, una chiara denuncia ad una società che mira ad azzerare ogni valore umano, a sopprimere tutto ciò che di ancora vivo esiste dentro di noi; la figura umana compare simile ad unallucinazione, passiva e svuotata interiormente, risalta solamente lanima, tutto ciò che rimane allinterno di un corpo ormai privo del proprio io; fatto solo dei brandelli estemi, dellapparenza, dÌ tutto ciò che meno importa; ed è questa una conseguenza di un degrado di se stessi e della personalità, del rapporto umano, dove ancora predomina il sentimento e lemozione, lonestà e la libertà di pensiero.
Uomo, cose e paesaggio; esiste tra loro una stretta analogia, uniti dal pittore attraverso un simbolismo esplicito e ricorrente, reggono il peso di angosce, conflitti ed ossessioni che si aggirano attraverso un paesaggio multiforme e un cielo pesante, opprimente, quasi a sottolineare un atmosfera silenziosa e statica. Sola, vulnerabile, la figura umana sembra aggirarsi lentamente in questi paesaggi quasi surreali; vulnerabile e sofferto luomo cerca se stesso con la speranza di trovare, lontano dalla civiltà, ciò che ancora rimane intatto. Scarno e ormai spogliato di tutto, non può che continuare a convivere con le sue angosce e le sue drammatiche realtà, nascoste negli anfratti di quell io che è stato distrutto.
Andrea Bonanno non tende ovviamente a rappresentare una pittura allegorica o decorativa, ma un energico e profondo simbolismo, capace di sviscerare attraverso una complessa chiave di lettura, problemi che circondano la nostra civiltà e direttamente noi stessi; angosce, paure e ossessioni sono problemi ricorrenti che sfociano nella pittura come mezzo attraverso il quale si possono concretizzare i pensieri che affiorano alla mente dall inconscio; Andrea Bonanno fa parte di quella schiera di pittori a cui non piace rimandare, nascondere o tanto meno cancellare le complesse e gravi problematiche del mondo estemo; così sensibile ma deciso, penetra drasticamente nella coscienza dello spettatore coinvolgendolo, conquistandolo dandogli profondi attimi di meditazione.
Mirella OCCHIPINTI
... è pervenuto a rappresentazioni pittoriche che tendono alla enunciazione-denuncia di una società dilacerata dai miti, di una società disumanizzata e coinvolta m un processo di lenta autodistruzione. Pittoricamente e concettualmente limpegno artistico di Andrea Bonanno trova concrete risultanze in elaborati ove il tessuto dialettico assume valenza indagativo-culturale in un orizzonte che sottolinea lestrema serietà dell operare.
Direi proprio che lo spirito informatore delloperazione estetico-psicologica di Andrea Bonanno si possa tranquillamente situare nella drammatica frizione contemporanea tra luomo e lambiente, cioè tra un ripensamento umanistico della società e lagro scenario, costruito sulla base di moduli atemporali, in cui appunto luomo è costretto a vivere potendo forse fruire unicamente del sollievo di sopravvivere. In queste tavole/apologo, le figure, così fervide di un intimo, complesso scatto biologico-intellettuale, sono evidentemente estranee (per natura, per qualità morali, per conseguenti ragioni di rifiuto) ai loro/non loro ambienti per lo più presidiati (nella scienza e nell immaginazione dellArtista) da una costruzione tecnologica la quale, anche se apparentemente non ha alcun peso specifico (proprio, osservate come si propone indifesa e tuttavia sicura), in realtà configura minacciosamente una grande tensione emotiva: infatti, nella loro immobilità enigmatica, queste torri/garitte-uso-lager tentano di travolgere la concretezza, il piacere, la realtà del vissuto e dell immaginato, imponendosi quasi a dispetto della partecipazione delluomo alla poesia ed alla verità della natura.
Però limpostazione categorica, assoluta, direi universale delluomo protagonista, sempre presente e caparbio nelle scene proposte da Andrea Bonanno, ha laria di privilegiare il giuoco della vita, con tutte le sue implicazioni e proiezioni, offrendogli la possibilità di avere il sopravvento su tutte le aride invenzioni e gli acri sortilegi. Ma sì, alla lunga il Pianeta Uomo, gloriosamente labirintico nelle sue misteriose strutture pulsanti di globuli, è destinato ad avere la meglio su tutti gli astri magari tecnicamente perfetti ed incorruttibili, ma privi di anima, di fantasia, anche di amor proprio.
Dunque, lasciamoci andare a vedere, nelle opere di Bonanno, allapparenza non gratificanti nè consolatorie, il valore segreto di un riscatto che offuschi tutte le solitudini.
Andrea Bonanno nelle risultanze della sua opera allindividuazione di un linguaggio soggetto non a rappresentazioni legate a categorie del reale e della logica, ma piuttosto a schemi creativi personali e psicologici, esprime la sua ragione ideologica di vita moralmente assoggettata alle consuetudini del mondo cui appartiene. La sua arte nasce dunque da principi intimi ed ulteriori ed è basata su immagini simboliche complesse ma cariche di forte espressività. Immagini che vogliono essere metafore di altre verità ma sono espressione di una personalità che vuole ìmporsi o per lo meno allinearsi alle altre cui ritiene di dover dare contributo e alle loro coscienze. Gli argomenti comunicati sono tali e diversi da innescare il ritmo di profonde riflessioni sul significato e limportanza di valori importantissimi quali la vita delluomo, la natura, lamore. Su questi temi Andrea Bonanno vuole riflettere e far riflettere attraverso il suo linguaggio particolare, brillantemente efficace, che in alcuni momenti appare quasi come un grido di giustizia rivolto al pubblico per attirare lattenzione su quei valori, di cui si parlava che vengono dimenticati o ancora più gravemente ignorati.
Di qui la funzione delloperato dellautore, che rivela egregiamente la sua genialità e versatilità despressione ma rivela anche la sua aderenza ad un discorso serio tanto più valido in quanto fatto di sommessi convincimenti.,
Incisiva .forte, immaginativa e veramente poetica si rivela ad un attento esame la pittura di Andrea Bonanno. I suoi mostri-simulacri, perduti in un ambiente innaturale e metafisico sono il risultato sofferto ed inventivo dellattivazione di una commisurazione e di una verifica intercorsa tra lio trascendentale delluomo e la sua conoscenza culturale oggettiva. La sua pittura sottolinea la precarietà dellio attuale delluomo portato a verificarsi di fronte ai grandi problemi metafisici di sempre.
La pittura di A. Bonanno, di una espressività tormentata sul piano contenutistico e ancor più su quello formale, si situa in modo originale fuori di ogni manierismo ad un livello di resa poetica pregevole. Per una più approfondita conoscenza della sua pittura, ci sembra importante accostare II suo << mondo >> come proiezione minacciosa delle nostre colpe alla investigazione «con una punta di ossessione, con una punta di sadismo, sulle vie oscure del sesso, per scoprire le verità meno ovvie, gli aspetti meno conosciuti dellinteriorità umana » della pittura di Küchenmeister per cogliere, fra i due autori, e i punti In comune, qualora ci fossero, e le sostanziali differenze. Dellartista Küchenmeister, rassicura il Marchiori, il «liberty <<è una condizione naturale>> e non <<uno dei ritorni caratteristici a una moda del tempo che fu >>. Così « Le grazie morbide e flessuose di uno stile davvero floreale tornano talora nei profili dei torsi, che sono costruiti con la stessa penetrante perversità dei disegni e delle pitture di Schiele ». In Bonanno, invece, non è presente alcuna grazia morbida e flessuosa, ma un non so che di spettrale e di allucinante circonda lorganico e linorganico della sua visione fantastica come scaturigine oscura di percezioni captate, di allarmi sentiti dai meandri crepuscolari della coscienza per lirrimediabile sconvolgimento ecologico che destina, nella sua « rivelazione », luomo e la natura ad anatomie ed aspetti di una paurosa ed allarmante disgregazione. Bonanno rompe la superficie compatta dei corpi delle sue figure, ma non vi apre spiragli per vedere dentro », non è ossessionato da ciò che si trova sotto la superficie dei corpi come il rumeno Jacques Hérold; le sue forme non sono dominate dalla presenza ossessiva del sesso, estraneo alla sua Weltanscauung, come in Küchenmeister, in una configurazione stlistica e contenutistica originale rispetto a quella di Hérold e di Küchenmeister, anche se le sue figure svelano una anatomia fantastica, desunta da quella reale; una finzione di vita organica in un corpo che si disgrega e si corrompe (citando ancora le parole del Marchiori), non come ricerca condotta sugli aspetti non svelati del sesso, ma come proiezione inquietante del nostro destino, della nostra alienante ferocia, passata e presente, ai danni dei nostri simili e della natura.
.,. attraverso una nuova figurazione di tipo trascendentale nel senso inteso
dallautore con i suoi scritti che però resta nei confini chiari di una facile
leggibilità e comprensibilità, sviluppa le sue tensioni, anche in chiave filosofica,o
metafisica, partendo dalla concezione delluomo come fulcro delluniversalità
dei sentimenti.
Luomo inserito nel quadro della tecnologia di oggi che lo vede troppo spesso snaturato nella sua identità morale ed esistenziale, luomo che pare isolato, angosciato, di fronte a quelle ciminiere che continuano a crescere, che continuano a fumare indifferenti alla dissacrazione della poesia della natura che operano continuamente.
Ma non è la figura reale che interessa Andrea Bonanno, non è luomo nelle sue fonne fisiche veritiere che attraggono lattenzione del pittore.ma piuttosto sono gli elementi materici di cui è plasmato. Così si notano ammassi vascolari.di muscoli, tolta lepidermide,insomma,per vedere dentro ma non soltanto - crediamo - per la composizione del corpo bensì per cercare, attraverso la materia, il significato delluomoJa sua funzione nel quotidiano, con le sue tensioni che sono poi quelle del pittore - con le sue angosce,con i suoi drammi. Una protesta? Una contestazione? Potrebbe anche essere questo il punto di arrivo di un discorso concettualistico, ma riteniamo piuttosto di individuare nellopera di Andrea Bonanno una denuncia ,un allarme, perché chi osserva ne tragga insegnamento,ne tragga quelle convinzioni che servano a considerare diversamente luomo,la tecnologia, il progresso.Un uomo prigioniero, quell o del pittore agrigentino-friulano, prigioniero non certo di se stesso ma di una esistenza che ne condiziona lespressività pura ed è questa forma di repressione -anche- che Andrea Bonanno cerca, secondo noi, di evidenziare perché la conoscenza della realtà stimoli azioni tese al riscatto.Non è una pittura politica, comunque, quella di Andrea Bonanno, ma sicuramente una pittura di carattere sociale, umano, sentimentale,anche, pervasa sempre di vibrazioni che arrivano ad un profondo lirismo.Una rappresentazione del mondo e delluomo quale emerge dalla visione artistica di Andrea Bonanno può esprimere diverse radici e diverse mtenzioni, ciò che anzitutto determina uno stato di ricerca e di esitazione prudenziale di fronte ai massimi problemi e misteri: due momenti essenziali per raggiungere la verità o illudersi almeno di poterla intuire.
Lo stesso tipo di figura e di paesaggio ideati dal Bonanno possono suggerire i meandri di una massa cerebrale con tutta la sua carica di sensazioni e di volontà e, se a prima vista sembri che prevalga il cupio dissolvi dellangoscia esistenziale, un esame più attento potrebbe scoprire.al contrario, unansia di conquista rischiarata da finalità positive.
Tutto ciò finisce per confermare la validità e qualità artistica di un pittore ancor giovane ma già ampiamente informato sulle principali correnti della nuova figurazione in campo internazionale ed impegnato intellettualmente alla definizione di una sua personale teoria.
Mauro DONINI
Andrea Bonanno esprime, attraverso i suoi lavori, lesigenza di trovare quell unitarietà psicologica che sembra mancare alla civiltà contemporanea, dominata dal caos, da antitetiche tendenze e dalle ansie disorientatrici di un progresso indifferente ed inces- sante.
La sua concezione della realtà è decisamente pessimistica, poiché si rende conto della mancanza di alternative da poter offrire alluomo e delle disagiate condizioni create dalla continua evoluzione delle strutture esistenziali, in costante trasforma- zione e riadattamento alle circostanze del momento. Luomo, pertanto, in un tale contesto si trova sbalzato, disorientato e conteso fra mille contraddittori dubbi, proiettato in una dimensione che non gli è congeniale, sospeso nel vuoto e derubato dei propri valori e dei propri ideali. La visualizzazione quindi del dato fisico è il risultato di un efficacissimo processo di simbolizzazione, che si avvale di immagmi emblematiche, vere e proprie metafore dellesistenza umana o inquietanti aneddoti riferiti alla quotidianità, usufruendo del concetto come sintesi ideologica e come soggettiva espressività.
Con grande sensibilità riesce a mostrarci un mondo che in qualche misura ci appartiene, la vera natura dell essere umano fatta anche di dolcezza,di poesia di mistero. Il patrimonio portato sulla tela da questo artista è insostituibile, ricco di ricordi, di fantasie esplorate e da esplorare.
Sulla tela arrivano frammenti di ricordi, visioni oniriche e surreali della natura, un patrimonio di vita, al quale molto deve aggiungere linfaticabile volontà operativa dellartista, sempre intento ad osservare i ritmi compositi vi, con lansia di comprendere e di avvicinarsi sempre più alla perfezione sia stilistica che formale (...) Andrea Bonanno sviluppa a pieno la più sbrigliata fantasia, analizzando le germinazioni del pensiero e dellanima e verificando intuitivamente le motivazioni degli opposti vertici ulteriori. Soprattutto risalta dalle strutture ribollenti di sensazioni oniriche e di motivi surreali astratti un continuo dinamismo metaforico cosmico che sublima limmagine per sciogliersi in un prezioso afflato ricco di cromie mantenute in vibrazioni luminose risaltanti.
Carlo OCCHIPINTI